Filicudi
Secondo Aristotele, l’etimologia del nome greco Phoinikodes (ricca di felci e di palme) deriverebbe dall’abbondanza di palme che un tempo crescevano sull’isola.
Di forma ovoidale si trova all’estremita’occidentale dell’arcipelago, offre ai visitatori esempi di architettura rurale eolianaintegra ed autentica, un paesaggio quasi immutato rispetto a cinquant’anni fa, miracolosamente rimasto immune dagli inevitabili stravolgimenti portati dall’affermazione del turismo di massa, cio’ è dovuto principalmente alla posizione decentrata e difficilmente raggiungibile rispetto alle altre isole , alla fortissima emigrazione che ha spopolato durante la meta’del ‘900 tutto l’arcipelago , alle caratteristica orografiche dei luoghi, impervi e selvaggi, rendono difficile non soltanto la costruzione di nuovi edifici ma anche le strade per spostarsi nelle zone dell’interno.
Con un imponente opera di ripristino sono stati resi di nuovo percorribili gran parte dei numerosi sentieri antichi che percorrono Filicudi, per la precisione 22, permettono di raggiungere anche i luoghi piu’ remoti dell’isola, spettacolare quello che conduce da Valdichiesa fino allo strapiombo di Ficarisi nella parte nordoccidentale dell’isola, un altro sentiero molto interessante e pittoresco è quello che conduce alla case abbandonate di contrada Zucco Grande, attraverso un’area naturalistica di notevole interesse per la sua flora.
L’escursione al sito archeologico di capo Graziano è di grande interesse e suggestione, sia per l’importanza dei reperti che per la straordinaria vista della costa e del piano del porto che si gode dalla sommita’ del capo, altri reperti, altrettanto preziosi, sono stati rinvenuti nei fondali intorno a capo Grazian, sempre battuto da correnti molto forti, nel corso dei millenni numerose imbarcazioni hanno fatto naufragio in queste pericolosissime acque, rese ancora piu’insidiose dal vento di scirocco, fino ad oggi sono stati recuperati almeno nove imbarcazioni di varie epoche (dal sec.XV a.C.al sec.XVII d.C.) non sono molte le tracce dell’occupazione dell’isola in eta’greca e romana,tracce di edifici romani sono venuti alla luce nel piano del Porto, mentre sulla Montagnola di Pecorini è stato ritrovato un masso recante un’iscrizione greca.
Il giro dell’isola in barca è un’esperienza da non perdere, poiche’le sue coste specialmente nella parte nordoccidentale presentano peculiarita’geologiche davvero di rilievo, spettacolare l’obelisco della Canna con i sui 71 m di altezza, costituito da ben riconoscibili strati di lava sovrapposti, incredibilmente inclinati, quassu’ nidifica il falco della regina e vive anche una lucertola endemica, la presenza di questi scogli, residui di antichi edifici vulcanici, fa supporre che un tempo il territorio dell’isola fosse notevolmente piu’esteso verso ovest ,le acque di questo tratto di mare sono particolarmente interessanti per i sub.
Da visitare la Grotta del bue Marino cosi chiamata perche’al suo interno negli anni Trenta del ‘900 è stata avvistata (e purtroppo uccisa) l’ultima foca monaca di tutto l’arcipelago, che veniva a partorire i suoi piccoli nella spiaggetta di ciottoli in fondo della grotta, alta circa 20m, è larga 30 m e profonda poco piu’di 20, vi entra comodamente una barca, all’interno, specie nel pomeriggio si puo’assistere agli affascinanti giochi di luce prodotti dai riflessi dell’acqua sulle pareti e sulla volta. Ogni anno alla fine di settembre all’interno della grotta si svolge la manifestazione “Tra Miti e Leggende”