Le Eolie non riescono ad alzare la testa

8 Giugno 2011 Salina News - Eolie News

 
Gazzetta del Sud Salvatore Sarpi Lipari
«Stiamo tornado agli “albori” dello sviluppo economico ed il “prodotto Eolie”, scaduto e non più in voga non è più spendibile su alcun mercato. Siamo in piena recessione, nonostante il mondo abbia ripreso a girare». Lo evidenzia l’ing. Vito Russo (Confindustria Isole Eolie) in una lettera inviata al sindaco di Lipari, al capo della protezione civile, al prefetto, al Circomare Lipari, all’assessore ai lavori pubblici, al genio civile opere marittime e al direttore della marina mercantile. Con riferimento a Stromboli, isola in cui vive ed opera, l’ing. Russo mette il dito nella “piaga” degli approdi e dei collegamenti.
«Oggi – scrive – con la stagione turistica estiva in pieno svolgimento gli aliscafi che la collegano con la terraferma sono impossibilitati ad attraccare per una leggera risacca di scirocco. Il pontile di Scari (zona esposta allo scirocco), l’unico attualmente esistente, non è operativo perché il lato nord, nonostante le pressanti richieste per un piccolo dragaggio, da alcuni anni è insabbiato. L’altro pontile di Ficogrande, in fase di ricostruzione con i fondi “per la messa in sicurezza» già stanziati, non ha ancora visto, dopo due anni, il via dei lavori e questo nonostante la consegna degli stessi sia stata effettuata. Non una pietra è stata smossa, non un cucchiaio di sabbia è stato tolto per consentire una “quasi” normale vita in un’isola che vive di turismo e non ha altra via di comunicazione se non il mare. Questa grave ed iniqua limitazione alla libertà di movimento, senza alcun motivo plausibile – scrive Russo – annienta di fatto la già fragile economia isolana che spera nei pochi mesi estivi per risollevare le sorti di un paese che oggi vive solo di turismo. La società Siremar inoltre, che ha con lo Stato una convenzione “stiracchiata” di anno in anno, non mantiene per mancanza di fondi e/o di altro gli impegni presi, non sostituendo i mezzi in avaria privando così i cittadini, gli operatori economici ed i turisti della possibilità di dislocazione. Gli unici che prosperano sono i “barconi” che, ignorando un preciso decreto della protezione civile, arrivano ogni giorno col bello e cattivo tempo, sbarcando gitanti che ingolfano l’isola e lasciano solo cestini vuoti sui pontili o sulle strade, là dove meglio gli aggrada».