Lipari: sono 175 gli ospedali a rischio chiusura, tra i quali anche quello dell’isola

9 Dicembre 2013 Cronaca Eolie
 
Così dopo vent’anni dal primo tentativo di chiusura dell’allora ministro della Sanità, Raffaele Costa, ad aver effettivamente sbaraccato sono poco più di un centinaio.
 
Mentre resistono paradossi come l’ospedale di Acquapendente, con i suoi 8 posti letto e con 130 tra medici e infermieri fino al 2010. Oppure l’Ospedale di Leno, provincia di Brescia, 16 letti e 68 dipendenti sempre nel 2010. Ultimo anno per il quale è possibile rilevare informazioni dalla banca dati del dicastero della salute.
 
Esempi che mostrano come gli ospedaletti siano una realtà diffusa tanto al Nord che al Sud. Certo, la parte del leone la fa la Sicilia, con 37 mini-ospedali, ma la Lombardia la segue a ruota con 31, mentre più distaccate sono la Campania, con 19, il Lazio con 16 e la Sardegna con 14. Pochi gli ospedaletti in Veneto e Piemonte, rispettivamente 4 e 5.  
 Sulla loro chiusura i camici bianchi si dividono. «Nelle zone disagiate vanno mantenuti dei presidi sanitari, magari non ospedali veri e propri ma servizi con caratteriste utili a quella popolazione sì», è il parere di Costantino Troise, segretario nazionale del sindacato dei medici ospedalieri Anaao. Che è però favorevole alla riconversione dei mini ospedali vicino ai grandi nosocomi. «Gli ospedaletti rappresentano un pericolo per i cittadini e persino per chi ci lavora, perché non hanno specialisti, strumentazioni e casistica sufficienti ad operare in sicurezza», taglia invece corto Massimo Cozza, segretario nazionale della Cgil medici. «Se si viene ricoverati per un problema serio – spiega – si rischia di dover essere trasferiti in un altro ospedale, con una dilatazione dei tempi di intervento a volte decisiva per la stessa vita». «Però – conclude – attenzione alla deospedalizzazione selvaggia perché le chiusure devono essere accompagnate dal contestuale potenziamento dei servizi territoriali».  
 
(ha collaborato Roberta Scazzocchio)  
La mappa, da noi ristretta alle strutture che vanno da Firenze in giù, è quella pubblicata e che ha come fonte il “Ministero della Salute”
 
Paolo Russo